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Il Canale di Savena

Per avere maggiori portate idriche e per servire una zona più vasta della città, nel 1221 il vecchio sbarramento sul Savena, realizzato nel 1176 più a valle nell’alveo in cui scorreva il torrente prima della deviazione attuata nel 1776, venne sostituito dalla chiusa di San Ruffillo17. Minata nel corso del secondo conflitto mondiale, il manufatto fu restaurato e modificato fra il 1945 e il 1948 (fig. 8). Dalla chiusa inizia il corso del canale di Savena che, prima di entrare in città a porta Castiglione, azionava quattro mulini (Foscherari, trasformato in cartiera, Parisio, Frino e Castiglione (detto anche della Misericordia) e tramite diverse chiaviche forniva acqua per l’irrigazione degli orti e per il riempimento dei maceri. In città serviva svariate attività fra cui, in particolare, quelle dei tintori di seta e dei panni di grana, dei pellacani e dei cartolari.

Superati i ponti di via Toscana e della linea ferroviaria Bologna-Firenze, da via del Pozzo il canale svoltando a sinistra raggiunge il parco fiancheggiante via Corelli, che percorre longitudinalmente dirigendosi verso il mulino Parisio in via Toscana. Di fianco al supermercato della “Coop” in via Corelli, in prossimità del luogo dove era in attività la Bugaderia Panigata, a scopo didattico venne installata una ruota idraulica che, azionando una dinamo, produceva energia elettrica per l’accensione di alcune lampadine, attualmente purtroppo non funzionante.

Dopo aver attraversate le vie Toscana e Murri, il canale prosegue, coperto, dietro la vecchia chiesa di San Silverio e lungo i terreni ex Hercolani, attualmente edificati, fino al Chiusone Belpoggio, fra le attuali vie Varthema e Marchetti. Poco oltre via Siepelunga il canale di Savena era fornito di due paraporti con paratoie per la regolazione idraulica e per l'eliminazione periodica della ghiaia e dei materiali che si depositavano nell'alveo. Uno era nella sponda destra del ponte canale del rio Santa Barbara e l’altro, distante circa 350 metri, nella sponda sinistra del ponte canale di Fossa Cavallina.

Oltrepassata via di Frino – nome riferito all’antico mulino, attualmente adibito a civile abitazione –, il canale attraversava i Giardini Margherita formando il laghetto. Iniziati nel 1875 su progetto del conte Ernesto Balbo Bertone di Sambuy, i giardini chiamati Passeggio Regina Margherita in omaggio alla moglie di Umberto I, furono inaugurati nel 1879. Nel corso dei lavori per la realizzazione del parco vennero alla luce alcune sepolture etrusche.  
Uscendo dai Giardini, il canale sottopassava longitudinalmente la chiesa di Santa Maria della Misericordia fin dal XII secolo appartenente, con l’annesso convento, alle monache Cistercensi Orsoline. A queste subentrarono gli Olivetani che nel 1432, ricostruendo e ampliando l’edificio religioso, ne modificarono l’originaria impostazione romanica. Prima della copertura del canale, attuata nel secondo decennio del secolo scorso, il tratto antistante la chiesa era fornito di lavatoi pubblici per il lavaggio dei panni; poco oltre, il salto del canale, realizzato per sottopassare il fossato difensivo della terza cerchia muraria in corrispondenza di porta Castiglione, azionava il mulino della Misericordia, attivato nel 1286 e ancora in funzione fino al secondo dopoguerra.

Nonostante le modeste sezioni del canale di Savena, le sue acque, distribuite tramite un’articolata rete di chiaviche e condotti, servivano il settore orientale cittadino compreso fra il torrente Aposa e la cinta muraria18. Inoltre, grazie a un sistema di apertura e chiusura di paratoie, vari rami venivano utilizzati per pulire ed espurgare periodicamente le androne e le fogne e per lavare le strade della zona est e del quartiere San Procolo.

Fin dal XIII secolo un ramo, derivato dal canale di Savena a porta Castiglione, dopo aver superato su un ponte canale il torrente Aposa a porta San Mamolo, forniva acqua a condotti che raggiungevano i conventi di San Nicolò, San Procolo, Sant'Agnese e San Francesco.

Entrato in città, alla confluenza fra le vie Castiglione e Orfeo il canale si biforcava: un ramo proseguiva lungo via Castiglione, l'altro, chiamato Fiaccacollo per la notevole pendenza, imboccava la via Rialto, in passato identificata con lo stesso nome del canale, coperto nel 1840. Alla confluenza con via Castellata, nel 1341 sul Fiaccacollo fu edificato il primo filatoio idraulico per seta. Da questo ramo partivano ulteriori due diramazioni. Una raggiungeva gli Orti della Viola (nome riferito alla palazzina fatta edificare verso la fine del XV secolo da Annibale Bentivoglio), compresi fra l’attuale via Irnerio, aperta fra il 1907 e il 1912, e la terza cerchia muraria fra le Porte San Donato e Mascarella. Dopo aver attraversato gli Orti suddiviso fra tre canalette, usciva dalla cinta muraria a Porta Mascarella. L’altra formava il fossato difensivo della seconda cerchia muraria – realizzata nell’XI secolo lungo le attuali vie Guerrazzi, piazza Aldrovandi (già Seliciata di Strada Maggiore), via Giuseppe Petroni (già detta dei Pelacani per le lavorazioni e la concia delle pelli, comprese quelle dei cani e dei gatti, qui attive), Largo Respighi e via delle Moline –, confluente nel torrente Aposa.

Altre due derivazioni del canale di Savena entravano in città a porta Santo Stefano. Il ramo di Santa Chiara seguiva la direttrice sotto le case prospicienti il lato est dell’omonima via, l’altro, dopo aver sottopassato la canonica della chiesa di San Giuliano, proseguiva sotto le costruzioni lungo il lato opposto. In prossimità di Strada Maggiore le due ramificazioni affluivano in un unico ramo che, con un tragitto pressoché rasente la terza cerchia muraria, raggiungeva porta Mascarella dove si univa alle canalette provenienti dagli Orti della Viola. Questa confluenza originava la canaletta della Mascarella che alimentava il mulino del Gomito operante nella località Dozza.

di Angelo Zanotti


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